il complicato rapporto tra radio e podcast

Radio e podcast:

UN INCONTRO POSSIBILE?

Il mondo audio sta sconfinando sempre di più nell’on-demand. Per il video è già successo da tempo con YouTube e, per il cinema in particolare, con l’avvento di Netflix e derivati. Era quindi questione di tempo che ciò avvenisse anche per i contenuti esclusivamente ascoltabili, ovviamente tralasciando la sfera specificamente musicale. Il mondo podcast è in crescita come abbiamo visto nell’ultimo rapporto Nielsen brevemente esposto in un articolo precedente di InnerPodcast. Ma questa crescita va a discapito di quello che possiamo considerare il mezzo di trasmissione di contenuti audio per eccellenza, ossia la radio tradizionale? C’è una contaminazione tra i due mondi? Quale futuro si staglia all’orizzonte nel rapporto tra i due mezzi?

La radio e il podcast hanno in comune l’uso della voce, ma non sono la stessa cosa. Nessuno nega che abbiano degli elementi in comune, è evidente. Ma è evidente anche che le due abbiamo regole e identità molto diverse. Si può dire che il podcast, in qualche modo, derivi dalla radio, e più nello specifico dalle trasmissioni radiodramma che andavano in onda anni fa. Tuttavia, il podcast ha fornito a questo tipo di narrazione una forma più efficace, certamente grazie alle nuove tecnologie e all’avvento dell’on-demand, ma anche dal punto di vista contenutistico. Diversamente dalla radio che attua una forma di comunicazione “uno verso molti”, anche se costruita in maniera più interattiva possibile, il podcast opta per un rapporto più intimo, “uno a uno”. Questo rende possibile parlare di argomenti di nicchia, cosa impossibile per la radio (almeno nelle ore diurne) ma fondamentale per il podcast. È proprio la stretta targhettizzazione in molti casi l’arma vincente del podcast. La radio, nella stragrande maggioranza dei casi, è improntata sulla diffusione musicale e quindi, nei momenti di talk, si appoggia ad argomenti popolari e di contorno (tranne che per le radio di parola) che servono proprio ad attirare più ascoltatori possibile. Infine, la radio va in diretta, il podcast è on-demand. Una differenza palese e ribadita più volte ma sostanziale.

C’è da dire, però, che molto spesso a farla da padrone nelle classifiche di ApplePodcast e Spotify ci sono proprio programmi radio ridistribuiti in podcast. Il perché è facilmente intuibile: la radio ha già a disposizione una fan-base enorme di ascoltatori fedeli. Il contenuto on-demand, dunque, per la radio diventa una via aggiuntiva alla diretta. Il podcast originale, diversamente, è un mezzo in crescita ma ancora in fase di transizione. Ed è proprio per questo, non essendo ancora ben delineato, che sono possibili le contaminazioni con altri mondi, primo tra tutti quello della radio. La collaborazione tra la radio e il podcast, dunque, in questo momento esiste. Ma fino a che punto? Se ne è parlato a United States of Podcast, l’evento milanese dedicato al podcast organizzato da Audibile Italia di cui abbiamo già parlato in un articolo di InnerPodcast. All’evento erano presenti anche personalità appartenenti al mondo della radio, tra cui Alessandra Scaglioni, direttrice dei programmi di Radio24 e Giulia Nucci, giornalista per RAI Radio 3, le quali sono intervenute in un panel dedicato interamente al rapporto tra radio e podcast.

Data la tematica controversa, e nonostante il clima in merito sia partito sulla scia della positività e dell’ottimismo, durante il dibattito non hanno tardato a manifestarsi posizioni differenti sull’argomento. La Scaglioni ha affermato la possibilità di collaborazione tra i due mondi e l’opportunità di rilanciarsi a vicenda. Radio24, in effetti, fa già uso di podcast radiofonici (vedi La Zanzara) ma anche di native podcast (spesso approfondimenti di argomenti trattati in radio). La Nucci ha ricalcato il ruolo salvifico che può avere la stretta di mano tra i due mondi, evidenziando come le competenze derivanti dal mondo radiofonico siano fondamentali per la formazione di podcaster e come entrambi i mezzi possano aiutare la cultura dell’ascolto. D’altra parte, però, Matteo Caccia, speaker radiofonico e podcaster, ci ha riportato alla realtà evidenziando le sostanziali differenze di format tra i due mezzi: offerta di narrazione continua e slegata da vincoli dei podcast contro l’estrema frammentazione tempistica della radio, un ostacolo difficile da sormontare. Caccia, inoltre, ha evidenziato come anche gli obiettivi primari di speaker e podcaster siano diversi: quest’ultimo si preoccuperà solo di riuscire a tenere alta l’attenzione tramite lo stile e lo sviluppo dei contenuti; lo speaker radiofonico, invece, dovrà prima riuscire a catturare l’interesse dell’ascoltatore e successivamente potrà concentrarsi sul contenuto. Il podcaster sa che l’ascoltatore è lì perché lo ha già scelto. Diversamente, l’ascolto di radio, in larga parte automobilistico, è estremamente concorrenziale e quindi lo speaker necessita l’uso di espedienti per attrarre l’ascoltatore intento a cercare contenuti.

A rincarare la dose circa le differenze tra radio e podcast sono state anche altre voci durante l’arco dell’evento: Francesco Del Bono, director content per Audible Italia, ha predicato premura nel differenziare il formato podcast da altri prodotti e mezzi simili; Jonathan Zenti di Spreaker ha affermato che, da ex radiofonico, per capire i podcast si è voltato verso altri mezzi di intrattenimento, come l’on-demand di Netflix, più che verso la radio; Pablo Trincia, rispondendo ad una nostra domanda circa la possibilità di presentare il suo tipo di inchiesta-podcast alle radio (vedi Veleno e il più recente Buio), ha risposto evidenziando la necessità di differenziare le due cose e esaltando la prospettiva di riscoperta del potere del racconto e dell’immaginazione che ha il podcast e che la radio ormai non ha più.

Per ora, dunque, sembra di star fermi ad un vicolo cieco. I radiofonici sono a favore della collaborazione ma anche fossilizzati in un meccanismo difficile da smontare, i podcaster rivendicano un’identità del tutto diversa da quella della radio. I compromessi sembrano quindi difficili da trovare se qualcuno non fa un passo indietro. Forse per raggiungere un’agognata e vera collaborazione dei due mezzi qualcosa dovrà cambiare, soprattutto circa il mondo radiofonico. Una prospettiva che sembra ancora lontana.

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